mercoledì 18 maggio 2011

Quando il passato se ne andò

Il Diluvio Universale, le Sette Piaghe d'Egitto, le epidemie di peste e colera che decimarono nei secoli passati la popolazione terrestre, avevano se non altro il pregio di cadere, per così dire, dall'alto. In pochi decenni, tutto questo è drammaticamente cambiato: gli Dei, il Fato, la Natura sono usciti di scena, e oggi è l'Uomo stesso che si scava la fossa da sé, che fabbrica i flagelli di cui è vittima. "Quanto maggiori i progressi della nostra tecnologia, tanto maggiore la nostra vulnerabilità." Questo tema - proposto da Arthur Clarke - è stato assegnato dalla Meredith Press a tre "scolari" d'eccezione come Silverberg, Zelazny e Blish, che l'hanno trattato secondo il proprio estro, ciascuno senza sapere come lo stessero svolgendo gli altri due. Ne è uscita una impressionante antologia di fantascienza "ecologica", che abbiamo il dovere, oltre che il piacere, di offrire ai nostri lettori e compagni di specie.


Da quando gli uomini non credono più in Dio, non è vero che non credano più in nulla: credono in tutto diceva G. K.Chesterton e in questo mondo dove Dio è morto effettivamente succede proprio così. Internet ha scoperchiato il grande vaso di pandora dei complottisti e improvvisamente dalle cantine polverose, da letture affrettate, da un mancanza di cultura , dall’ignoranza e dall’ ideologia ceca ecco che esce la canaglia del web. Credono a tutto, basta che non abbia alcun senso e non sia sostenuto da niente. Più è assurdo e meglio è. Credono, aimè, di essere predestinati e i primi a cavalcare la verità ma sono stati preceduti da generazioni di paranoici. Sono arrivati pure qua e quindi in loro onore ecco a voi il bellissimo racconto lungo di Silverberg :  Come ce la cavammo quando il passato se ne andò , dove l’eroe buono è un complottista paranoico!  Il colonello Tylor Braskett è infatti convinto che ci stiano avvelenando l’acqua del rubinetto (ma chi? I comunisti ovviamente)!!  Per quello beve solo acqua sorgiva imbottigliata al contrario di quanto fanno i suoi concittadini. Il mentecatto a malapena tollerato dalla cittadinanza (l’ispirazione viene  dal dott. Stranamore) viene però beatificato da Silverberg che a seguito di un attentato terroristico effettivamente fa si che l’acqua venga avvelenata davvero!!


Il mix di droghe inserito nell’acquedotto (a proposito : ma quanta droga ci vuol per riempire un intero acquedotto???) però non uccide o avvelena, semplicemente fa scordare alcune cose, provocando amnesie di varia natura.  Tutti più o meno scordano il passato, a parte pochi fortunelli che bevono acqua in bottiglia. 
Ma perdere la memoria è così brutto? Certo per  il magico Montini, professionista mnemonico significa perdere tutto. Così per Munson, agente di borsa disonesto che gioca con i soldi dei clienti è si tiene a mente le operazioni scorette, la cui amnesia costringe alla fuga per evitare l’arresto. Ma per altri è una benedizione, per l’artista ormai in crisi che riesce a ritrovare l’ entusiasmo iniziale, per la coppia che si ricompone immemore della rottura, per il depresso cronico che ritorna alla vita, fino a fondare una nuova religione basata sulla perdita di memoria.
Scordarsi le cose è un meccanismo di difesa, che consente di recuperare le ferite passate. Il tempo guarisce ogni ferita, perché passando il ricordo si affievolisce. Silverberg costruisce con questo racconto un piccolo gioiello davvero imperdibile.

L'autore
Robert Silverberg è nato a New York il 15 gennaio 1935 ed ha iniziato da subito a scrivere. 
Laureato alla Columbia è diventato scrittore professionista fin da prima dell' università.









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giovedì 3 marzo 2011

I vermi conquistatori


Un Diluvio di proporzioni bibliche.
Lo spettro dell'estinzione che balla sui resti della civiltà.
E i destini di un manipolo di uomini e donne che s'intrecciano in una sconvolgente battaglia per la sopravvivenza.
Mentre cose che dormivano da
millenni si stanno risvegliando.




Brian Keen parte subito male, decidendo come narrazione la prima persona singolare; non si ferma qui, si avventura nella più difficile delle arti, utilizzare più narratori, un scelta che comporta il rischio che il narratore risulti sembri lo stesso. Per aggirare questo ostacolo ricorre ad un trucco infantile (per un scrittore) e cioè utilizzare un punto fisso per i vari protagonisti, a cui ritornare periodicamente. Per il vecchiettino è la mancanza di sigarette, per il giovanotto è l'incapacità di piangere. Ovviamente non si lascia sfuggire la schiacciata sul pallone alzato, concludendo ogni sezione col punto fermo svelato. E quindi il giovanotto alla fine piangerà e il vecchietto rinuncerà finalmente al fumo. Questi trucchetti da asilo premettono una ruffianeria facilona dello scrittore che puntualmente si avvera. Infatti ogni protagonista , che poi in fondo in fondo risulta davvero sempre lo stesso, ad ogni passaggio, pagina paragrafo, riga, fa riferimento a quello che tutti conoscono. Si parla quindi di musica, o cinema , arte, guerra, politica ma sempre e soltanto di cose notissime al grande pubblico. In pratica Keen. non costruisce personaggio cercando di farli reali o partendo da personaggi reali ma semplicemente dei fantocci comprensibili alla maggior parte delle persone. Purtroppo la paraculaggine sembra essere il tratto dominante di questo scrittore, almeno in questo romanzo che risulta privo di un'anima ma solo di imitazioni e scopiazzature varie. La catastrofe che è venuta a creare nel mondo è insensata e inspiegabile. In pratica piove (ormai da giorni
quando inizia il romanzo) e continua a piovere per sempre. Dalla terra spuntano dei vermi sempre più grossi, dal mare creature mitologiche , chiaramente tutte assetate di sangue umano, il tutto senza nessuna chiara motivazione se non quella di copiare praticamente tutto a tutti. In effetti B.K. è molto bravo e riesce a saccheggiare non solo Lovecraft come fanno in tanti, o la bibbia come fanno in tanti americani ma si rubba tutto a partire dal titolo da Poe e il resto da videogiochi, fumetti, filmazzi vari e attinge a diverse mitologie, cristiana , vichinga e pure quella dell'antica Grecia. Il tutto visto nell'ottica di un adolescente brufoloso. La cosa raggiunge l'apice nella scena della sirena. Si proprio così, una sirena come quelle di Ulisse spunta dalle onde per irretire i nostri eroi. Solo che essendo il mito letto in modo letterale, la sirena irretisce oltre ai nostri maschietti pure una lesbica! Praticamente tutti si comportano come in un film horror di serie B, e cioè istericamente e litigiosamente. Anche qui si vince il premio nobel in una scena particolarmente drammatica. Il nostro gruppo si trova nei guai, guai grossi, tutti pensano che moriranno di li a breve. Un giovanotto chiede alla fidanzata di stare con lui nel momento della fine ma lei si nega. E' infatti innamorata di un altro e vuole passare con l'altro gli ultimi momenti. Continua poi a spiegare che mentre il nostro andava fare cose da sopravvissuto, pescare a mani nude o rubare barattoli lei lo riempiva di corna . Al che il tale prende il mitra e spara alla ragazza ferendo anche altri. Al netto delle innumerevoli , ripetute e gratuite scene splatter, dei percorsi mentali dei vari protagonisti , praticamente non esiste una trama. Si prendono un po' di persone che man mano vengono mangiate da mostri vari o più spesso si ammazzano tra di loro per motivazioni nobili quali il tifo calcistico, il colore preferito dei calzini ecc finché si esauriscono (le persone ) e allora qualcuno scappa e si mette in salvo dove trova altra gente. Poi si riprende con i morti vari ecc. Infine B.K. si macchia di orrendo e finale crimine: demonizza i vermi , i lombrichi, che stanno in terra e che in realtà sono utilissimi per concimare i terreni, e se c'è una creatura benedetta da dio è proprio il verme, altro che!
last but not least è l'uso spropositato di parolacce. Essendo l'inglese una lingua abbastanza povera di offese il tutto si riduce ad un'ossessiva ripetizione della parola motherfucker , sorta di mantra, che francamente dopo la 45-millesima volta che si legge (a pagina 3 all'inizio) inizia a stufare.

E' questo il futuro - presente della fantascienza, dell' horror, del catastrofismo? Qui siamo oltre il post- manierismo, in cui ormai si copia da copie di copie. In questo contesto si spinge tutto nei dettagli, nelle cromature e cioè si aumentano le scene di violenza, sempre più splatter, sempre più gore. Un personaggio fuori di testa fa vendere? Allora ce ne mettiamo dieci e poi cento e poi tutti sono contemporaneamente fuori di testa, e assassini mentre si ammazzano trombano, non per fare l'amore ma il sesso più estremo nella maniera più strana con tutti gli altri ad applaudire e rosicare (qualunque sia l'età , il sesso o il background del personaggio alla fine risulta sempre e solo l'adolescente sfigato).


Brian Keen è nato in Pennsylvania nel 1967. Dopo il diploma si è arruolato in marina che ha lasciato dopo il periodo obbligatorio di ferma. Prima di diventare scrittore di professione ha fatto una moltitudine di lavori come il buttafuori,l'operaio di fonderia, il disc jockey, il maestro di asilo e altri ancora.

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martedì 13 luglio 2010

Fuga nei mondi accanto

Stai rincasando di notte, dopo un turno di lavoro ingrato, con una delle ultime corse della metropolitana. Sei il solo a scendere alla tua stazione. Sulla banchina non c'è nessun altro. Ma l'unica uscita è bloccata da due figuri dall'aria bieca e feroce, che sembrano portare scritta in fronte la parola "rapina". Tu non sei un coraggioso, la violenza fisica ti ha sempre fatto paura. E sei già abbastanza avvilito per conto tuo. Questa non ci voleva proprio... O sì?... I rapinatori (lo vedrai subito) sono rapinatori davvero, ma il viaggio cominciato nella metropolitana della tua città, ti condurrà verso stazioni che non avresti mai immaginato.



E’ estate e fa un caldo boia. D’altra parte ci sono talmente tanti ladri eccellenti che vengono scoperti e arrestati ogni giorno che pure i nostri tg nordcoreani devono occuparsene almeno un po’, senza parlare come al solito di quanto faccia caldo in estate. Il nostro paese si avvia allegramente verso un declino inarrestabile, e per di più in ufficio l’aria condizionata è rotta. Insomma è un momentaccio. Quindi di che parlare? Visto il buco sotto il mare da cui esce chissà cosa a largo degli USA si potrebbe parlare di Crociera nella catastrofe, ma lo abbiamo già fatto, e inoltre l’oceano era dall’altra parte dell’America. E allora? Diciamo che in vista di qualche recensione migliore, ma più faticosa, il Vostro Lettore continuerà a recensirvi libracci da battaglia, pulp scritti di getto, confusionari e scoppiettanti, ottimi da consumare sulle nostre spiagge sporche e affollate! Quindi oggi presentiamo Fuga nei mondi accanto, romanzaccio senza attimi di pausa dell’ onesto mestierante Philip E. High. Fuga nei mondi accanto parte da un’ottima idea di base e sviluppata benissimo nella prima parte. Come spesso succede per questo tipo di produzioni, dopo il grande inizio lo scrittore si perde, finisce le idee e tende a terminare di riffa e di raffa, mescolando un’ idea strampalata all’altra e pure scopiazzando qua e là. Lo scrittore riesce sempre a tenere un ritmo sostenutissimo all’azione, ma dopo un po’ questi non è più appoggiato da alcuna idea. L’inizio è invece estremamente interessante. Un uomo improvvisamente, uscendo dalla metropolitana, si trova in un mondo molto simile al proprio ma leggermente diverso. Modelli di macchine mai viste, marchi commerciali leggermente dissimili dai propri , fino alle monete diverse e non compatibili. A questo inquietante scenario si aggiunge un forte tensione nell’aria, il presagio di una minaccia, di una guerra imminente e distruttiva, che aleggia su questa dimensione. Sicuramente consigliato a chi è di “bocca bona”, e che pur di gustarsi qualche decina di pagine interessanti vuol pagare il prezzo di più di metà romanzo tirato via e perfino ripetitivo. La parte iniziale ha influenzato molti scrittori di fumetti e nelle sue atmosfere cupe e misteriose rintraccerete lo spunte di molte avventure, soprattutto a fumetti , come Dylan Dog.

L' autore:

Philip E. High nasce a Biggleswade nel Bedfordshire il 28 aprile 1914, e muore nel 2006 nel Kent. Nonostante abbia cercato di diventare uno scrittore fin dall’ adolescenza Philip E. High non ha avuto alcun successo per parecchi anni. Durante la seconda guerra mondiale ha servito in marina e fino agli anni ’50 ha cambiato una serie di posti di lavoro compresi viaggiatore di commercio, agente assicurativo, reporter, venditore, e autista. Finalmente in quegli anni, complice una grandissima attenzione del pubblico inglese per la fantascienza è riuscito a diventare scrittore professionista.











immagini e foto prese da:

http://philipehigh.com/
http://www.mondourania.com/urania/u781-800/urania785.htm

martedì 8 giugno 2010

Effetto Valanga

Con questo romanzo, che prende spunto da un suo precedente racconto, Mack Reynolds si riconferma l'indiscusso maestro di quel genere fantascientifico che si potrebbe definire "commedia socio-economica". In una città dell'Arizona un tipo uomo-medio americano, Marvin Sellers, fa una sera i suoi conti e si accorge di non potersi permettere un nuovo, modernissimo modello di frigorifero. Annulla l'ordinazione e mette in moto, in piena innocenza, uno spaventoso cataclisma recessivo. Il suo piccolo risparmio di bilancio si ripercuote di prodotto in prodotto, d'industria in industria, producendo una reazione a catena che paralizza in pochi mesi l'intera economia mondiale. I massimi esperti non sanno più dove battere la testa, nulla sembra poter fermare la valanga che ha travolto il gigante consumistico. Finchè a qualcuno viene in mente di impegnare ogni restante risorsa nella ricerca della causa della crisi. E via via risalendo, si scopre che il colpevole, il primo anello della nefasta catena, è un uomo, un uomo solo, un certo Marvin Sellers, di Tucson, Arizona...

E' tempo di crisi e quindi parliamo di crisi economica con un romanzo degli anni '70, Effetto valanga di Mack Reynolds. Molti credono che la fantascienza umoristica sia nata con la guida galattica (peraltro un deciso romanzo catastrofico, visto che in poche pagine l'intera terra viene disintegrata!!) ma non è certo così. Anzi tra i generi più visitati dall'humour c'è proprio quello catastrofico, fin dai tempi della preistoria fantascientifica. La crisi che Reynolds scatena sulla terra è la crisi economica! Da un mancato acquisto crolla l'intera economia! La genesi del romanzo è da cercarsi nella crisi economica reale in cui finì l'America degli anni '70, scendendo dal piedistallo su cui era da 20 anni , e dalle cui altezze ogni americano medio guardava gli altri come un re. Quel periodo produsse la fantascienza americana anni '70. A parte la trovata iniziale, geniale, corrosiva e divertentissima , che non a caso fu copiata spudoratamente (loro direbbero che è una citazione) dagli autori di Dylan Dog per un episodio del loro detective, il romanzo dell'autore americano non è certo un gran che. In un pianeta sconvolto da crisi e disoccupazione,al tempo della guerra fredda, l 'ironia bipartisan dell'autore funziona così: gli americani hanno un presidente donnaiolo e deficiente, mentre il vero lavoro viene fatto dai funzionari, invece i sovietici hanno un regime terribile che ovviamente soffre sopratutto della mancanza di democrazia e dal giorno alla notte finisce lasciando tutti liberi...la crisi poi viene risolta nel modo più semplice. Si prestano i soldi alla persona che inizialmente ha dato via a tutto annullando l'acquisto, che così può comprare di nuovo e far ripartire tutta l'economia (creando debito? stimolando l'economia di consumo? ).
Il romanzo è inefficace perché per ironizzare sulla situazione propone soluzioni che a loro volta sarebbero da prendere per il culo. L'impero sovietico che si sfascia perché un giovane funzionario inizia ad arrestare tutti i politici poco efficienti e corrotti, e che quindi arresta tutti i politici sovietici fino al segretario del partito fa ridere. Non perché alla fine quei politici fossero poco corrotti o molto efficienti (anche se in quegli anni l'Unione sovietica era un impero mai raggiunto prima da nessuno zar), ma perché è molto difficile credere che da zero si possano mettere tutti in gabbia uno dopo l'altro. E poi, se si inizia ad arrestare politici corrotti perché fermarsi all'URSS? Si potrebbe proseguire, arrivando tipo in Italia, al che si smette di ridere e si inizia piangere. E perché i politici comunisti sono corrotti e questa è cosa grave e gravissima (e c' avrebbe pure ragione) e quelli occidentali no? E perché avere un presidente cretino, puttaniere e che cerca di farsi passare per l'unto del signore (ehh si , nel romanzo succede proprio così), invece è una cosuccia divertente e innocua? mah..
Forse si stava male nei paesi comunisti, e c'era poca libertà e tante altre cosucce brutte, ma quei paesi non facevano debito pubblico tanto per cominciare, mentre da noi se n'è fatto tanto e troppo a quanto pare. E ora la paghiamo cara.
Insomma effetto valanga parte da un'idea geniale, su cui si è voluto costruire un romanzo affatto robusto; peccato, perché Mack Reynolds poteva fare molto di più.

L'autore :

Dallas McCord Reynolds
Mack Reynolds è nato come Dallas McCord Reynolds a Corcoran nel 1917 ed è morto a San Luis Potosi nel 1983. Giornalista economico prestò servizio nei Marines. Sostenitore del partito socialista americano ,dopo la guerra divenne autore di racconti di fantascienza, consigliato dall'amico Fredric Brown.

link:
http://astericolum.blogspot.com/2009/11/buon-compleanno-mack-reynolds-11111917.html
http://www.mondourania.com/
http://people.uncw.edu/smithms/Ace_5N1.html

domenica 9 maggio 2010

Il tenente

Quando uno scrittore di fantascienza sceglie come tempo un futuro non troppo lontano, si espone inevitabilmente a essere smentito dai fatti. Così "Il tenente", pubblicato per la prima volta nel 1939, e che parla della prossima (per allora) guerra mondiale, è pieno di cose che poi non accaddero. I comunisti non presero il potere in Inghilterra, la Francia non ridiventò una monarchia, l'Unione Sovietica rimase quella che era. Ma chi di noi, nell'esplosivo mondo di oggi, si sente di escludere che il classico romanzo di Hubbard guardasse più in là, e che le sue previsioni si riferissero alla terza guerra mondiale? Tutto allora è di nuovo verosimile, per non dire probabile: le pestilenze che devastano l'Europa, l'inquinamento atomico, i saccheggi, le carestie, la scomparsa di ogni coerente struttura sociale e politica. E in questo paesaggio brullo e terribile, in questo nuovo medioevo barbarico, l'odissea di un piccolo reparto di veterani al comando del tenente. Sono uomini sopravvissuti a tutte le battaglie, a tutti i folli massacri ordinati dai generali di stato maggiore, sono guerrieri spietati e invincibili. E tuttavia le ultime speranze di pace sono nelle loro mani.

E’ tempo di crisi. E in ogni crisi le persone per interpretare il futuro si rivolgono al loro immaginario. Come funghi spuntano articoli e blog che profetizzano la fine della nostra civiltà con gli strumenti che hanno a disposizione. L’ultima crisi è stato il raggiungimento del picco del petrolio in USA negli anni 70 e quindi gli scenari a cui tutti ricorrono si rifanno ai romanzi di quel periodo. Magari i nostri bloggers non sanno bene da dove arrivano queste idee, pensano di essere dei profeti ma in realtà profetizzano solo il passato, che altri hanno scritto per loro.
E’ quindi tempo di andare a vedere cosa succedeva molti anni fa, prima di una grande crisi passata, un tempo in cui la fantascienza catastrofica era ancora preistoria, e come un grande scrittore estrapolò i sentimenti e le paure dell’ epoca.
Perché non è vero che il mondo così come lo conosciamo è alla fine. Perché non conosciamo la fine.
Il Tenente è stato scritto nel ’39, un periodo in cui una sanguinosa guerra devastava l’Europa e in cui gli americani stavano ancora decidendo se si poteva fare affari con Hitler. Hubbard indovina i dettagli, ed è un grande a farlo, ma manca il bersaglio grosso. Il mondo non precipitò in una guerra infinita , e si risollevò velocemente una volta che la seconda guerra mondiale terminò. Possiamo serenamente concludere che il mondo non finirà domani. Magari finirà l’euro, magari finirà il capitalismo, ma sicuramente non ci ritroveremo a rubarci la benzina come in Mad Max (anche perché potremo usare il Diesel, un motore ideato più di un secolo fa appositamente per funzionare con oli vegetali!!).
Il Tenente rivela l’abilità davvero sorprendente del controverso Hubbard. Il romanzo è scritto con uno stile eccezionale, considerando che si trattava di roba da pulp; a tratti mi ha ricordato Rigoni Stern, forse per l’argomento trattato. La narrazione è precisa , elegante e coincisa allo stesso tempo. L’ utilizzo delle parole, la costruzione delle frasi, ricerca sempre una sua originalità, mai a discapito della scorrevolezza. Sicuramente un maestro per il settore in cui scriveva, consigliabile ancor oggi agli aspiranti scrittori. La trama è tutto sommato già vista: in un mondo devastato dalla guerra un battaglione al comando del Tenente decide che è ora di smettere di seguire degli ordini che vengono da un misterioso quartier generale e darsi da fare, fino a prendere il potere. Già vista si! Peccato che questo romanzo sia precedente a tutti gli altri! Hubbard parla della guerra riferendosi a quella precedente. Scorrendo le pagine viene in mente Niente di nuovo sul fronte occidentale. La guerra sarà poi diversa. Sebbene il Tenente in una pagina discordi con Napoleone, le sue imprese lo ricordano. Anche Napoleone sostentava l’ esercito con quello che riusciva a saccheggiare. Sicuramente sono molti, e colti i riferimenti in questo libro. Hubbard infine riesce nella straordinaria imprese di tratteggiare la figura di un comandante originale e allo stesso tempo realistica. Pochi ci sono riusciti. Il tenente ha ormai più di 70 anni ma se non sapete cosa prendervi di nuovo in libreria, fate un salto al negozietto dell’usato dietro l’angolo e non rimarrete delusi.

L'autore
Lafayette Ronald Hubbard è nato a Tilden nel 1911 ed è morto nel 1986. Hubbard lasciò presto la facoltà di ingegneria dove era iscritto per diventare scrittore di professione. La sua carriera subì un rallentamento con l’arruolamento in marina e fu praticamente abbandonata negli anni seguenti, quando dimessosi dall‘ esercito fondò la religione di Scientology, assieme fra gli altri agli scrittori Cambell e Van Vogt.

immagini e foto prese da:
http://www.arte.go.it/mostre/urania/sala_2.htm

domenica 21 marzo 2010

The Dome

Immagina un formicaio e una lente di ingrandimento. Immagina un raggio di sole attraverso la lente. E immagina di essere la formica, mentre un bambino crudele maneggia la lente…

È una tiepida mattina d'autunno a Chester's Mill, nel Maine, una mattina come tante altre. All'improvviso, una specie di cilindro trasparente cala sulla cittadina, tranciando in due tutto quello che si trova lungo il suo perimetro: cose, animali, persone. Come se dal cielo fosse scesa la lama di una ghigliottina invisibile. Gli aerei si schiantano contro la misteriosa, impenetrabile lastra di vetro ed esplodono in mille pezzi, l'intera area - con i suoi duemila abitanti - resta intrappolata all'interno, isolata dal resto del mondo. L'ex marine Dale Barbara, soprannominato Barbie, fa parte dell'intrepido gruppo di cittadini che vuole trovare una via di scampo prima che quella cosa che hanno chiamato la Cupola faccia fare a tutti loro una morte orribile. Al suo fianco, la proprietaria del giornale locale, un paramedico, una consigliera comunale e tre ragazzi coraggiosi. Nessuno all'esterno può aiutarli, la barriera è inaccessibile. Ma un'altra separazione, altrettanto invisibile e letale, si insinua come un gas velenoso nel microcosmo che la Cupola ha isolato: quella fra gli onesti e i malvagi. Tutti loro, buoni e cattivi, dovranno fare i conti con la Cupola stessa, un incubo da cui sembra impossibile salvarsi. Ormai il tempo rimasto è poco, anzi sta proprio finendo, come l'aria...

Con the Dome (la cupola) Stephen King ritorna al grande romanzo , il genere di narrazione che lo ha reso popolare. In the Dome l’autore americano continua la sua evoluzione stilistica e continua a sperimentare però secondo me dimostra di aver raggiunto i suoi limiti. Infatti per tutto il romanzo il lettore ha l’ impressione di dejavu, come se ogni trovata o ogni personaggio siano presi e copiati da altre opere, sia dell’ autore stesso sia di altri. Comunque King decide di scrivere un romanzo particolare, non per lo stile di scrittura , per la trama trattata o per le trovate ma per come imposta lo scorrimento del’azione. L’acceleratore è sempre premuto a tavoletta e omicidi, stupri, disastri di vario tipo si succedono uno dopo l’altro con un ritmo sempre sostenutissimo. E’ una cosa voluta ed infatti confessata da King stesso che nelle note finali ci fa anche capire come si scrive un grande romanzo che possa vendere bene al giorno d’oggi. Infatti King si serve di un nutrito staff che si occupa di sistemare ogni dettaglio tecnico e compie le ricerche per lo scrittore ma anche di redattori personali che leggono i manoscritti e suggeriscono tagli e cambiamenti e che aiutano l’artista a tenere la barra sempre ben dritta verso la successione vorticosa degli episodi. evitando ogni momento di pausa. Oltre a questo apprezzabilissimo tentativo di andare sempre avanti, che nonostante le critiche di qualsiasi colore e provenienza Stephen King ha sempre ricercato, cambiando e sperimentando stili e modalità di narrazione e nonostante alla fine la storia raccontata in the dome sia decisamente apprezzabile ci comunque sono molti difetti nel libro. Oltre al già citato succedersi di dejà vu, con l’ex soldato Barbie che ricorda molto Rambo all’ inizio, altre cose stonano un po’.
Intanto la follia gigantesca che emerge da molti abitanti di quella che dovrebbe essere una cittadina un migliaio o poco più di residenti; tra questi ci sono a quanto pare decine di psicopatici pronti a stuprare , torturare e uccidere con gran piacere. La cosa è abbastanza inverosimile. Poi la figura del gran cattivone, che da vicesindaco di provincia si scopre essere un vero e proprio imperatore del male, tipo Don Corleone. La figura del cattivone ricorda un po’ le vecchie storie di Tex Willer. Il ranger di Bonelli si imbatteva sempre in enormi complottoni orditi dal cattivone di turno, per sgominare i quali uccideva e torturava decine e decine di persone, faceva attentati, incendiava boschi e città, tutto a cuor leggero. Al momento di arrivare al cattivone però improvvisamente Tex diventava garantista e non voleva mai sparare in faccia al super boss, ma “assicurarlo alla giustizia” per fargli avere un “giusto processo”, anche se naturalmente Tex era sicuro del verdetto :”corda e sapone!”. Ma il cattivone scappava sempre e finiva magari dentro a un fiume o investito da un treno o sotto una frana (così da poter essere magari riutilizzato in una nuova storia!). Tex ogni volta si fermava, si toglieva il cappello e come recitando una preghiera diceva :”poveraccio, che fine orribile!”. Eh ma gli altri 40 che hai ammazzato a fucilate, revolverate, coltellate, incendi, bisonti assassini aizzati non hanno fatto anche loro una fine orribile?Ad ogni modo Jim Rennie è tipo quei gran villain; bene, che fanno i cittadini onesti di Chester’s Mill? Cittadini pronti ad ammazzare , squartare e bombardare chiunque sfiori soltanto il loro prato? Uno alla volta,scoperte le malefatte del politico locale, vanno dal cattivone , da soli, e lo accusano di tutto: “so che fai questo, so che fai quello, lo dirò a tutti, ti rovinerò ecc”. Il gran cattivone ovviamente li uccide. Alla prima volta si rimane orripilati, che persona malvagia! E che cittadino ingenuo! Alla seconda si inizia a storcere la bocca. Quando la decima persona va da sola dal cattivone ad accusarlo non se ne può più! Ovviamente il cattivone ammazza tutti in questo modo e ricopre la città di cadaveri, ma nessuno se ne accorge, anzi i cittadini boccaloni credono che l’ assassino sia l’ ex soldato Barbie (che poi è tipo ex colonnello)! Probabilmente King tenta di mostrare i limiti della democrazia e l’ingenuità di credere che questa protegga le persone ma non è un tentativo molto riuscito.

C’è invero un’ aria di stanca nel romanzo, una stanchezza dell’ America, come se non riuscisse più ad affrontare i problemi o comunque ad avere più certezze, non solo nelle singole persone ma anche in quelle istituzioni granitiche un tempo, come la fede o l’ esercito. Anche in questo caso S. King si dimostra geniale nel recepire questa atmosfera e a provare a descrivere il sentiment di questo momento storico. Forse per questo King è arrivato al capolinea? Perché c’è arrivata l’America che ha sempre cantato? Ai posteri, e ai lettori, l’ardua sentenza.

L'autore :
Stephen Edwin King nasce il 21 settembre 1947 a Portland negli Stati Uniti. Frequenta il liceo alla Lisbon Falls High School, a Lisbon Falls e l'università del Maine ad Orono dove si laurea in inglese. Non disponendo di molti mezzi King ha sempre lavorato durante e dopo gli studi, come benzinaio, spazzino, bibliotecario inserviente in una lavanderia ecc prima di diventare scrittore professionista.
King è probabilmente lo scrittore più famoso del mondo e quello che ha venduto di più, sia nel panorama degli scrittori viventi che nella storia. Si parla di oltre 500 milioni di copie ,che portano King ad aver venduto circa 5 volte di più di tutta le serie di Harry Potter o del Guinnes dei primati, il libro protetto da copyright più venduto nella storia dell'umanità.
Molti suoi libri (diciamo tutti ...) sono diventati trasposizioni cinematografiche, televisive, a fumetti con alterni risultati, da capolavori assoluti a ciofeche da troma production. Lo stesso King è stato sceneggiatore e regista.

Immagini e foto prese da :

http://pinoyman.wordpress.com/2009/10/21/excellent-jacket-cover-art-for-stephen-kings-under-the-dome/

link utili :

L'informatore
convertitore misure americane

giovedì 25 febbraio 2010

Pertini

20 anni fa moriva Sandro Pertini. Vorrei , in questo modesto spazio, ricordare un grande Italiano con una vignetta di Andrea Pazienza: