venerdì 29 maggio 2009

La Fantascienza catastrofica americana degli anni '70

La fantascienza catastrofica degli anni 70 probabilmente non passerà alla storia come un periodo florido e ricco di talento ma sicuramente è stata un novità ed è stata decisiva nel formare un immaginario popolare su cosa significhi crisi..

Agli inizi del 1970 il mondo ereditato dal dopo seconda guerra mondiale cambiò. Successero due fatti distinti e apparentemente lontani tra loro che cambiarono il paradigma di sviluppo dell’intero occidente. Ben conosciuta scoppiò e terminò con una sconfitta per il mondo arabo la guerra dello Yom Kippur. Questa umiliazione portò l’Opec a reagire alzando il prezzo del petrolio di quattro volte. Le conseguenza naturalmente furono drammatiche per tutto il mondo occidentale che ormai dal petrolio era completamente dipendente. Intanto succedeva qualcosa di non visto e da pochi (ma buoni) previsto: il raggiungimento del picco del petrolio dell’estrazione negli Stati Uniti. A partire da questo momento gli Stati Uniti avrebbero potuto estrarre petrolio in quantità sempre minore e con costi sempre superiori. Un intero sistema economico si scontrò come un treno in corsa contro una montagna, portando una breve ma entusiasmante era alla sua conclusione. Probabilmente non ci si rende bene cosa fossero gli USA in quel periodo. Mentre da noi in Italia c’era ancora chi viveva nelle caverne e nelle baracche nel paese del sogno americano veniva prodotta e consumata una ricchezza senza pari. La crisi petrolifera naturalmente fu molto più dura per i paesi avanzati deboli, capofila come sempre l’Italia , che si vide costretta a mandare i suoi cittadini coi barrocci e a spengere i lampioni per le strade, che per gli Stati Uniti. Ma per la loro ideologia positivista fu un colpo devastante. Inoltre in america c’è trasparenza e non si può più di tanto nascondere le cose, sia nel bene che nel male. Mentre da noi ogni evento viene spalmato sulle spalle di tutti risultando a lungo nascosto, laggiù ogni crisi arriva subito al suo climax e diventa visibile. Lo vediamo con la crisi attuale: in america immeditamente i porti si sono fermati, la gente è andata a vivere nelle tende e una trentina di banche sono fallite. In Italia sembra che tutto proceda come prima. Quando poi arriveranno i veri conti da pagare e saranno cazzi veramente amarissimi per tutti, il che potrebbe significare l’azzeramento delle pensioni o la sospensione della sanità tanto per capirci, le varie responsabilità politiche, ideologiche, strutturali saranno ormai perse nella nebbia e come al solito in pochi capiranno. Dunque immediatamente nella crisi del ’74 questa apparse subito evidente. I distribuitori fallirono, la mobilità fu stravolta, e con angoscia tutti quanti si resero conto di un fatto impossibile da negare , e che curiosamente molti negano e a cui molti molti altri credono.. , e cioè che le risorse non sono infinite e che quello che usiamo oggi domani sarà finito o troppo costoso.
La differenza tra gli USA e l’Italia si evince dalle foto dell’epoca. Gli Italiani sostanzialmente tornarono a vivere come pochi anni prima,nel periodo della guerra , e si vedono andare in bici tutti sorridenti , prendendo la cosa con goliardia. In America invece la cosa è vissuta in modo apocalittico, l’interesse verso il dio-totem distributore è fanatica e l’attenzione è focalizzata quasi esclusivamente sul trasporto privato e la sua crisi. In Italia insomma l’austerità, o come si dice oggi austerity perché fa più fico , era vissuta in maniera molto differente a livello di aspettative per il futuro. Una reazione molto americana fu l’ideazione di particolari abitazioni di “sopravvivenza” molto folcloristica e una attenzione al risparmi energetico abitativo, pratico e funzionale che come al solito fu ignorato dall’immaginario, perché priva di risvolti drammatici.

La trasparenza americana quindi portò immediatamente il paese , con forza bruta, di fronte alle sue conseguenze pratiche. Queste ebbero un impatto devastante sull’immaginario collettivo e furono subito recepite dai gregari dell’arte, gli spazzini notturni, i negletti scrittori di fantascienza. I loro libri furono accolti come al solito con estremo disprezzo, almeno quando qualche critico di quelli giovani e indifesi si accorgeva di loro, massacrati dalla critica e irriso dalle “persone serie”, giornalisti e quant’altro. E ovviamente passarono poi per osmosi al cinema e da qui arrivarono a formare l’immaginario collettivo attuale.
Per molti versi l’idea che molte persone hanno oggi della crisi deriva da quei giornaletti trovati in una bancarella anche se probabilmente non lo sanno. Il catastrofismo americano anni ’70 è ora motore per trasmissioni serissime, saggi e per vari partiti politici. Qualcuno ci ha preso anche il Nobel.

La fantascienza catastrofica americana degli anni ’70 si caratterizza da:
• Crisi economica strutturale
• Incapacità politica di reagire con un cambio di paradigma
• Collasso immediato di ogni istituzione, legge , magistratura, protezione civile
• I cittadini si organizzano in gruppi autonomi
• I trasporti diventano difficili
• L’informazione è censurata e poi scompare
• Si torna a fare gli orti in casa
• Il trasporto veicolare a benzina scompare, si torna ai cavalli che magari trainano vecchie Ford
• Si combatte per la benzina
• E’ quasi sempre presente l’idea di “fuga” dalle grandi metropoli, in campagna, all’estero, nello spazio..
• Il cambio di paradigma è sempre terrificante, nessuno si gode l’assenza di traffico o di inquinamento, tutti sono sgomenti
• Le persone vanno ad abitare nelle tende
• Si affermano varie mafie o potentati mafiosi
• C’è un ritorno al “medioevo”















Tutto questo vi suona familiare? In effetti è l’idea comunemente accettata di crisi, e molte riviste, blog e giornali “catastrofisti” parlano di queste cose.
Credere che la fantascienza abbia anticipato il futuro è però l’errore classico e drammatico che affligge questo genere.
In realtà quello che è successo è un’altra cosa. La realtà (la crisi petrolifera del 1974) ha fornito lo spunto agli scrittori . Questi romanzi sono stati letti da persone che li hanno portati al cinema (si pensi al film mad max). Da cinema si è diffuso un modo di vedere le cose che è stato assorbito dalla “massa”. Ora chi parla di queste cose fa in modo da solleticare, in maniera consapevole ma purtroppo molto spesso inconsape- volmente.., l’immaginario della gente. Tutto qui.
Avete mai notato che quando si pensa agli anni ‘40 o ’50 lo si fa in bianco e nero? Oppure quando si pensa al medioevo si pensa in modo “tenebroso”? Il nome della rosa è ambientato in un monastero freddo e buio assediato dalla neve. Avrebbe funzionato lo stesso in una spiaggia di Riccione? Eppure le spiagge dell’adriatico c’erano anche a quel tempo e sicuramente il mare era più pulito! Così adesso si pensa alla crisi futura prossima in modo polveroso, desertico, perché questa è l’idea che abbiamo quando pensiamo alla “crisi”.
Adesso quindi avendo fatto tutto il giro il catastrofismo denoartri si appiattisce su quello americano, con la curiosa conseguenza che pur avendo vissuto il periodo della crisi petrolifera del 1974 in pieno , e che ci ha fatto molto molto più male di quanto ne abbia fatto in America, nell’immaginario popolare Italiano la crisi economica si percepisce all’Americana. Potenza della globalizzazione o subalternità culturale endemica?




Questo blog si è occupato di questo genere trattando il romanzo : La carovana. Altri ne seguiranno, restate in onda!

Foto prese da:
http://www.105classics.net/105classics/jsp/public/scview.jsp?idsc=34
http://www.lungomarecastiglioncello.it/VADA/VADA_ieri/136_VADA_ieri.htm
http://www.liceogaribaldi.com/1969-1976.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_energetica_(1973)
http://www.egodesign.ca/en/article.php?article_id=133

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